Strehler nasce a Barcola, un paesino vicino a Trieste, in una famiglia in cui si intrecciano lingue e culture. Suo nonno è musicista (anche lui studierà musica e direzione d'orchestra) e di cognome fa Lovric; sua nonna è francese e si chiama Firmy, cognome che il nipote prenderà quando firmerà le prime regie durante l'esilio svizzero. Suo padre, Bruno, muore giovanissimo, quando il figlio ha poco più di due anni; la madre, Alberta, è un'apprezzata violinista. Il giovane Strehler cresce così in un'atmosfera artisticamente ' predestinata', e in un ambiente a forte matrice femminile. Questa immersione nel femminile gli sarà utile nel disegnare le sue protagoniste, e lo renderà impareggiabile nel rendere sensibile il mistero e l'incanto, ma anche il bugiardo silenzio delle sue eroine.
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Quanti occhi si leveranno al cielo, questa notte, nella speranza di scorgere una stella cadente che esaudisca i propri desideri? La notte di san Lorenzo, notte di stelle cadenti. Ecco la famosa lirica di Giovanni Pascoli: X Agosto, da Myricae. San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena de' suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono... Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, Oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male! Potete ascoltare la poesia recitata dal grande Alberto Lupo. Mario Monicelli nasce a Viareggio il 16 maggio 1915. Suo padre Tomaso, fondatore della prima rivista di cinema "Lux et Umbra", fu celebre giornalista e critico teatrale, all'interno della sua famiglia, conobbe e frequentò grandi personalità della letteratura e dello spettacolo, in questo ambiente fortemente intellettuale Monicelli crebbe, apprese, venne stimolato e mosse i suoi primi passi verso il mondo dello spettacolo. Dopo un periodo romano in cui frequentò le scuole elementari, Monicelli e famiglia si trasferirono nuovamente a Viareggio, poi a Milano dove il giovane Monicelli iniziò la sua carriera universitaria che concluse poco prima della guerra, laureandosi in Storia e filosofia a Pisa. L'esordio cinematografico come regista avvenne nel 1934. In quell'anno Mario Monicelli girò insieme al cugino e amico Alberto Mondadori, (la sorella di Tomaso Monicelli era la moglie di Arnoldo Mondadori), il cortometraggio Cuore rivelatore, cui fece seguito il mediometraggio muto, I ragazzi della via Paal che, nella sezione "passo ridotto" della Mostra del Cinema di Venezia, vinse il primo premio grazie al quale, Monicelli ebbe la possibilità di lavorare in un vero film; iniziò così la sua carriera sul set come ciakista con il regista Gustav Machaty. Sotto lo pseudonimo di Michele Badiek diresse nel 1937 il suo primo lungometraggio, Pioggia d'estate. Figlio di un magistrato e proprietario terriero, Frank James Cooper, nasce il 7 maggio 1901 a Helena, nello stato del Montana. Riceve una rigorosa formazione dapprima in Inghilterra e poi presso il Wesleyan College del Montana. Gli studi di agraria non corrispondono alla sua vocazione, quella di diventare un caricaturista: si sposta perciò in California per intraprendere questa strada. Nel 1925 avviene la svolta: dopo numerose cadute da cavallo (con relative ossa rotte) come comparsa in una cinquantina di film western muti, ottiene una piccola parte in "Sabbie ardenti" e proprio grazie alla sua abilità di cavaliere riesce a strappare un contratto alla Paramount, per la quale realizzerà oltre trenta film tra il 1927 e il 1940. Gino Cervi (nome d’arte di Luigi Cervi), nasce a Bologna il 3 Maggio 1901. Il padre è un importante critico teatrale. Gino, affascinato dal teatro, già da piccolo manifesta il suo interesse. Spesso chiede al padre di accompagnarlo per assistere a qualche spettacolo. La sua esperienza teatrale inizia già al tempo del liceo, quando partecipa alla commedia “Il Marchese di Priola”, in un piccolo teatro. Preso il diploma Gino Cervi si trasferisce a Roma, dove le possibilità di affermarsi come attore sono maggiori, e può incontrare altri giovani con la sua stessa passione. L’esordio ufficiale avviene nel 1924, a fianco della famosa Alda Borelli, ne “La vergine folle” di Henri Diamant Berger, tratta da un dramma di Henri Bataille. Nel 1925 Luigi Pirandello lo chiama come primo attor giovane nella compagnia del Teatro d’Arte di Roma, di cui lo scrittore è direttore. Gino Cervi recita accanto a primi attori come Marta Abba, Lamberto Picasso e Ruggero Ruggeri. Con l’opera teatrale “Sei personaggi in cerca di autore”, andrà in tournée a Parigi, Londra, Basilea, Berlino. «A due anni mi portarono in scena dentro uno scatolone legata proprio come una bambola perché non scivolassi fuori. E così il mio destino fu segnato. Da "Pupatella" attraverso la poupée francese, divenni per tutti "Pupella" nel teatro e nella vita» (Pupella Maggio, Poca luce in tanto spazio) Pupella Maggio, nome d'arte di Giustina Maggio nasce a Napoli il 24 aprile 1910. Figlia d'arte, inizia l sua vita teatrale proprio a fianco dei genitori e dei fratelli. Fra questi ricordiamo Enzo, il primogenito, Beniamino, Dante e Icadio, e le sorelle Rosalia e Margherita. Il padre è uno dei più grandi capocomici e fine dicitore della storia del teatro partenopeo: Domenico Maggio detto Mimì. La madre Antonietta Gravante, erede della famosa famiglia Gravante gestori del rinomato circo equestre "Carro di Tespi". di Enzo Siciliano Pica, Tina (propr. Concetta Annunziata) Attrice teatrale e cinematografica, nata a Napoli il 31 marzo 1884 e morta ivi il 16 agosto 1968. È stata la più singolare caratterista apparsa nella prima fase della commedia all'italiana. Con il fisico gracile e la peculiare vocalità, rese viva un'immagine insieme burbera e benefica di donna quasi senza età o in età cosiddetta sinodale: fissò una maschera che modulandosi in situazioni diverse e in diversi connotati sociali, la serva o la portiera, la zia o la nonna, svolge un ruolo risolutivo a sciogliere i nodi drammaturgici della farsa. Con questa maschera passò dal teatro al cinema, interpretando complessivamente cinquantotto film, fino a raggiungere in Pane, amore e fantasia (1953) e nei sequels Pane, amore e gelosia (1954) e Pane, amore e... (1955), i primi due di Luigi Comenicini e il terzo di Dino Risi, un successo quanto mai popolare, guadagnando con il secondo il Nastro d'argento come attrice non protagonista. Il 3 Marzo del 1922 nasce a Cremona Ugo Tognazzi, attore, regista, sceneggiatore teatrale, cinematografico e televisivo, nonchè colonna portante della commedia all’italiana con Alberto Sordi, Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni e Nino Manfredi. Prima di intraprendere la carriera che lo ha reso celebre, lavora come operaio alla Negroni, la società produttrice di salumi e, già a quei tempi, all’età di 14 anni, fa parte di in una filodrammatica del dopo lavoro aziendale. Durante la Seconda Guerra Mondiale, mentre presta servizio per la Nazione, organizza spettacoli per i commilitoni. Finito il conflitto è di nuovo a Cremona, e, dopo un breve periodo come archivista, decide di trasferirsi a Milano, dove riesce ad a entrare nella compagnia teatrale di Wanda Osiris. Il successo televisivo arriva grazieallo spettacolo “Un due tre”, uno dei primi esempi di satira del tubo catodico che, come coppia comica, lancia sia lui che Raimondo Vianello. Più di cento film per il cinema, una quarantina di partecipazioni televisive, tre regie, dodici sceneggiature e tanto teatro. E' stato Geppetto, ladro, barista di Ceccano, emigrante, commissario, sottoproletario avaro, finto paracadutista, l'innocente perseguitato Girolimoni, padre di famiglia, fino a diventare Federico Garcia Lorca in "La fine di un mistero", film premiato al Festival di Mosca e riproposto da Venezia come omaggio all'attore insignito del prestigioso Premio Bianchi. Saturnino Manfredi con il suo percorso artistico ha segnato a fianco di Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi e Alberto Sordi un'intera stagione del cinema italiano. Nato il 22 marzo 1921 a Castro dei Volsci (Frosinone), il grande attore ciociaro si laurea in giurisprudenza per compiacere i genitori ma subito dopo frequenta l'Accademia d'arte drammatica "Silvio D'Amico" a Roma. Esordisce in teatro al Piccolo di Roma dove recita con quello che considererà sempre il suo maestro: Orazio Costa. Muove i primi passi tra Shakespeare e Priandello al Piccolo di Milano, e in seguito collabora con il grande Eduardo De Filippo. Nel 1956 compare in TV nello sceneggiato "L'alfiere" di Anton Giulio Majano, mentre nel 1958 è con Delia Scala fra gli interpeti di "Un trapezio per Lisistrata". L'anno successivo ottiene un clamoroso successo in "Canzonissima" (condotta assieme a Delia Scala e Paolo Panelli), con la sua celebre macchietta del barista di Ceccano. Al cinema la sua figura non si impone subito. Dopo inizi poco esaltanti ottiene un discreto successo con "L'impiegato" (1959); sarà il teatro a riservargli le più importanti soddisfazioni. Nel 1963 è protagonista di una straordinaria edizione del "Rugantino", poi seguita, finalmente, da numerosi successi anche in celluloide, probabilmente propiziati dal traino della commedia teatrale: a partire dal capolavoro "L'audace colpo dei soliti ignoti" (di Nanny Loy, con Vittorio Gassman e Claudia Cardinale), a "La ballata del boia" e "Questa volta parliamo di uomini" (l'acrobatica prova in questo film di Lina Wertmuller gli vale un Nastro d'argento come migliore attore protagonista), da "Made in Italy" a "Operazione San Gennaro", da "Il padre di famiglia" a "Straziami ma di baci saziami", fino a "Vedo nudo" e "Nell'anno del Signore": tutti questi titoli lo vedono al massimo della forma. Nel frattempo debutta anche dietro la macchina da presa con "L'avventura di un soldato", episodio de "L'amore difficile" (1962), tratto dall'omonima novella di Italo Calvino, cui seguiranno "Per grazia ricevuta" (1971) e "Nudo di donna" (1981): come attore avrà ancora modo di distinguersi in "Girolimoni" (1972) di Damiano Damiani, e nel televisivo, straordinario, "Le avventure di Pinocchio" (1972) di Luigi Comencini, tratto dal celeberrimo romanzo di Carlo Collodi. Qui, nel ruolo di Geppetto, offre una prestazione davvero superlativa, indimenticabile, infusa di luce mesta e commovente che la rende altamente drammatica. Negli anni successivi il cinema lo chiamerà ancora, alla ricerca di quella maschera eclettica così rara nel nostro panorama artistico. Lo vediamo allora in "Brutti, sporchi e cattivi" (1976) di Ettore Scola, ne "La mazzetta" (1978) di Sergio Corbucci, ne "Il giocattolo" (1979) di Giuliano Montaldo o in " Spaghetti house" (1982) di Giulio Paradisi. Ruoli diversi che mettono in risalto il suo ventaglio espressivo. Negli anni '80, prima della malattia che sembra avergli definitivamente stroncato la carriera, è tornato in teatro nei panni di autore-regista e interprete: ricordiamo "Viva gli sposi!" (1984) e "Gente di facili costumi" (1988). Per il piccolo schermo è stato protagonista dei serial TV "Un commissario a Roma" e del fortunato "Linda e il brigadiere". Dopo una lunga malattia Nino Manfredi è morto a Roma all'età di 83 anni il 4 giugno 2004. (Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=828&biografia=Nino+Manfredi) Nasce come Walter Annicchiarico, a Verona il giorno 8 marzo 1924. Figlio di genitori di origine pugliese, il padre era un brigadiere di professione; Walter ha solo 8 anni quando la famiglia si trasferisce a Milano. All'età di tredici anni si iscrive ad uno dei tanti boxing club di Milano e nel 1939, non ancora sedicenne, diventa campione regionale della Lombardia nella categoria dei Pesi piuma. Dopo aver prestato servizio militare e aver intrapreso per un breve periodo la carriera pugilistica, Walter Chiari incomincia a realizzare il sogno di diventare attore. Nell'immediato dopoguerra, è il 1946, fa una breve e casuale apparizione in uno spettacolo intitolato "Se ti bacia Lola". L'anno seguente arriva il suo esordio come attore cinematografico nel film "Vanità" di Giorgio Pastina, per il quale si aggiudica un Nastro d'argento speciale come miglior attore esordiente. Nel 1950 è l'impareggiabile interprete della rivista "Gildo". Poi è protagonista con Anna Magnani nel capolavoro drammatico "Bellissima" diretto da Luchino Visconti. Sempre nel 1951 viene acclamato in una rivista dal titolo "Sogno di un Walter". In seguito continua ad alternare i successi cinematografici ai successi sul palcoscenico. Si afferma come uno dei talenti più rivoluzionari della comicità italiana. Chiari propone un nuovo modo di recitare grazie alla sua innata capacità di chiacchierare per ore con il pubblico e di interpretare diversi personaggi. Il suo modo di recitare è proprio così, veloce come una chiacchierata continua. Nel 1956 accanto alla bravissima Delia Scala, prende parte alla commedia musicale dal titolo "Buonanotte Bettina", di Garinei e Giovannini. Nel 1958 appare in televisione nel varietà "La via del successo", dove accanto a Carlo Campanini, propone numeri già collaudati nelle sue riviste, dal Sarchiapone - con Carlo Campanili come spalla - al sommergibile, dalla belva di Chicago al bullo di Gallarate. La collaborazione con Garinei e Giovannini prosegue con la commedia musicale "Un mandarino per Teo" (1960), con Sandra Mondaini, Ave Ninchi e Alberto Bonucci. Nel 1964 è uno straordinario interprete nel film "Il giovedì", diretto da Dino Risi. L'anno seguente interpreta due commedie teatrali, la prima a fianco di Gianrico Tedeschi, dal titolo "Luv" (1965) di Shisgal, e la seconda a fianco di Renato Rascel, dal titolo "La strana coppia" (1966) di Neil Simon. Nel 1966 è il tartagliante signor Silence nel film "Falstaff", diretto e interpretato da Orson Welles, e l'italiano del miracolo economico, egoista e cinico, in "Io, io, io... e gli altri", diretto da Alessandro Blasetti. Nel 1968 viene chiamato a condurre per la televisione la famosissima trasmissione musicale "Canzonissima", accanto a Mina e a Paolo Panelli. La sua è una fama di vero donnaiolo: molte bellissime donne famose cadono ai suoi piedi, da Silvana Pampanini a Sylva Koscina, da Lucia Bosè a Ava Gardner, da Anita Ekberg a Mina, fino a che decide di sposare l'attrice e cantante Alida Chelli: i due avranno un figlio, Simone. Nel maggio del 1970 riceve un mandato di cattura. L'accusa è molto pesante: consumo e spaccio di cocaina. Il 22 maggio 1970 viene rinchiuso nel carcere romano di Regina Coeli e il 26 agosto prosciolto dalle prime due imputazioni, le più gravi. Rimane però in piedi l'accusa di consumo personale, per la quale ottiene comunque la libertà provvisoria. La sua carriera subisce una sorta di retrocessione in serie B. Solo nel 1986 inizia a tornare sulla cresta dell'onda: vanno in onda in tv sette puntate della "Storia di un altro italiano", che parafrasa la "Storia di un italiano", con Alberto Sordi, un'intensa biografia filmata, che Tatti Sanguinetti gira per la RAI. Ugo Gregoretti, direttore artistico del Teatro Stabile di Torino, lo chiama per iniziare un'intensa collaborazione, dalla quale nasceranno una memorabile interpretazione de "Il critico", caustica commedia settecentesca di Richard Sheridan, e "Six heures au plus tard", una prova d'attore a due, scritto da Marc Terrier, che Chiari recita insieme a Ruggero Cara. Peppino di Leva, poi, con il Teatro Regionale Toscano, lo dirige insieme a Renato Rascel in "Finale di partita" di Samuel Beckett. Arriva poi anche il risarcimento da parte del cinema. Nel 1986 gira "Romance", film di Massimo Mazzucco, che viene presentato alla Mostra del Cinema di Venezia. Tutti i cinefili lo aspettano come sicuro vincitore del Leone d'oro per la migliore interpretazione, ma il premio tocca a Carlo Delle Piane, che Walter aveva conosciuto e aiutato nei suoi difficili inizi di carriera nel teatro di varietà. Nel 1988 in televisione recita nello sceneggiato a puntate "I promessi sposi", nel ruolo marginale di Tonio. Nel 1990 interpreta la sua ultima pellicola, nel film drammatico "Tracce di vita amorosa", diretto da Peter Del Monte, offrendo ancora una volta un'interpretazione perfetta. Walter Chiari muore nella sua abitazione a Milano il 20 dicembre 1991 all'età di 67 anni, colto da un infarto. A febbraio del 2012 la Rai produce una fiction in due puntate dedicata alla tormentata vita dell'artista: il protagonista è l'attore Alessio Boni. (Fonte: http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1439&biografia=Walter+Chiari) |
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